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Tell it to the Moon

Translator   Tell it to the Moon (2025)  Watercolor by  Maurizio Puglisi

Credo

 
 
“Ricordi” riprese a dire O’Brien “di aver scritto nel tuo diario: ‘la libertà è la libertà di dire che due più due fa quattro’?”

“Sì” rispose Winston.

O’Brien gli voltò le spalle, quindi sollevò la mano sinistra, tenendo il pollice nascosto e le quattro dita tese.“Quante sono le dita che tengo alzate, Winston?”

“Quattro.”

E se il Partito dice che le dita non sono quattro ma cinque, quanto sono?”

“Quattro.”La parola terminò con un rantolo di dolore. L’ago del quadrante era balzato a cinquantacinque. Ora il corpo di Winston grondava di sudore. L’aria gli entrava a forza nei polmoni e ne fuoriusciva sotto forma di lunghi gemiti che non riusciva a trattenere neanche stringendo i denti. O’Brien lo guardava, con le quattro dita ancora tese. Riportò la leva alla posizione di prima. Questa volta il dolore si attenuò solo di poco.

“Quante dita sono, Winston?”

“Quattro.” L’ago salì a sessanta.

“Quante dita sono, Winston?”

“Quattro! Quattro! Che altro posso dire?”L’ago doveva essere risalito di nuovo, ma lui non lo guardò. Era tutto preso dalla visione delle quattro dita e di quel volto curo e severo. Le dita gli si stagliavano davanti come altrettanti pilastri, enormi, indistinte. Sembravano vibrare, ma non c’era dubbio: erano quattro.

“Quante dita sono, Winston?”

“Quattro! Basta, basta! Ma perché non ti fermi? Sono quattro! Quattro!”

“Quante dita sono, Winston?”

“Cinque! Cinque! Cinque!”

“No, Winston, è inutile. Tu stai mentendo, tu credi ancora che siano quattro. Per piacere, quante dita sono?”

“Quattro! Cinque! Tutto quello che vuoi! Ma basta con questa sofferenza!” […] Ma come posso fare a meno…” piagnucolò “come posso fare a meno di vedere quello che ho davanti agli occhi? Due più due fa quattro.”

“A volte Winston. A volte fa cinque, a volte tre. A volte fa cinque, quattro e tre contemporaneamente. Devi sforzarti di più. Non è facile diventare sani di mente.”
 
-1984 . G.Orwell 
 
 

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